Mercati emergenti,
il Piemonte svela
le nuove strategie

Una destinazione che sta crescendo, ma che ha ancora della strada da fare nel campo della diversificazione dell’offerta e della valorizzazione delle sue eccellenze, presupposti fondamentali per poter attrarre il turismo d’alta gamma dei mercati emergenti. Il Piemonte ha raggiunto, dal punto di vista turistico, risultati impensabili solo qualche anno fa e ora spinge lo sguardo verso i nuovi bacini emissori.

Il ruolo della componente internazionale

A mettere l’accento sulle cifre è stato Alberto Cirio, presidente della Regione, intervenuto a Torino a ‘Destinazione Piemonte - Presente e futuro del turismo regionale”, un convegno organizzato da Aiav e moderato dal direttore di TTG Italia Remo Vangelista. “I numeri - ha detto Cirio - decretano il successo. Abbiamo inanellato risultati positivi dal post-Covid in poi, chiudendo il 2023 a più 9,3 per cento di arrivi e a più 7,7% di presenze. Particolarmente incoraggiante è, poi, il fatto che il 52% dei turisti proviene dall’estero. Se pensiamo che solo l’8% dei cinesi ha il passaporto, ci rendiamo conto delle straordinarie potenzialità turistiche che il Piemonte ha per questo mercato, ma anche per quelli sudamericano, sudafricano e statunitense”.

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Il turismo motivazionale

L’imperativo è, dunque, quello di continuare a investire sui grandi eventi, come il Giro d’Italia, il Salone del Libro, il Salone dell’Auto “che ritornerà a Torino”, ma non solo: “I turisti vogliono un servizio d’eccellenza - ha spiegato il presidente - e le adv possono garantirlo, per questo le ringrazio per il loro lavoro. Tutti hanno dato il loro contributo, il sistema ha funzionato”. L’ottica è quella di pensare al turismo torinese e piemontese non come a un turismo di destinazione - “Noi non siamo Venezia o Roma” ha detto Cirio -, ma come a un turismo motivazionale: “La grandezza del Piemonte - ha sottolineato il presidente - è che si può andare da Stresa a Sestriere, da Torino ad Alba: sono tutte destinazioni completamente diverse. Anche gli eventi sportivi sono un grande aiuto, m si innestano in un sistema che ha innumerevoli componenti, dall’arte alla storia, all’enogastronomia”.

L’importanza del lavoro di squadra

“I grandi eventi - ha aggiunto Domenico Carretta, assessore del Comune di Torino allo Sport, Grandi Eventi, Turismo e Rapporti con il Consiglio Comunale - sono solo una parte della strategia, bisogna strutturare la città per far sì che abbia anche bioritmi diversi. Torino era una città che lavorava e viveva di picchi, come il Salone del Libro. Ora il lavoro di squadra tra pubblico e privato ha portato a far conoscere una destinazione che ha delle potenzialità ed energie straordinarie, però bisogna calendarizzare tutti gli eventi per avere un palinsesto di dodici mesi, che consenta a Torino di essere sempre protagonista”.

“Il lavoro di squadra sta premiando - ha evidenziato anche Maurizio Marrone, assessore della Regione Piemonte alle Politiche sociali e dell’integrazione socio-sanitaria, Opere port-olimpiche -. In Piemonte nel 2019 il peso del turismo sul Pil regionale era del 7,4%, oggi è del 10%. Un incremento che ci deve rendere tutti orgogliosi e che non è frutto della casualità”.

A insistere sul lavoro di squadra è stata anche Ivana Jelinic, amministratore delegato Enit: “Dobbiamo essere in grado di essere attrattivi su mercati nuovi, che stanno diventando enormi opportunità, come ad esempio tutto il bacino del Golfo Arabico - ha sottolineato -. Mentre sui mercati confinanti le regioni possono andare a proporsi in modo disgiunto, sui bacini più distanti se non si fa una promozione unitaria del Paese si va ad aggredire una realtà con strumenti inadeguati”.

Dalla parte delle aziende

“Con il Ministero del Turismo abbiamo cambiato l’approccio al settore - ha ricordato Gianluca Caramanna, deputato e primo consigliere del Ministero del trismo -. Basta parlare solo di arrivi e presenze, dobbiamo incominciare a parlare di plusvalenze sui fatturati delle aziende. La politica deve incominciare a ragionare su quanto spende il turista, ma per farlo spendere bisogna lavorare sui servizi e quindi sulla formazione e la gestione di alcuni territori”.

Priorità alla formazione

E sulla formazione ha insistito molto anche Fulvio Avataneo, presidente di Aiav: “Mancano figure professionali di rilievo, che possano garantire la qualità - ha fatto notare -, ma mancano anche le figure professionali di base, gli addetti nelle adv, negli alberghi, nei ristoranti. Bisogna partire dagli istituti scolastici, dobbiamo lavorare per creare queste nuove figure professionali, portarle verso il nostro settore e farle crescere in maniera ragionevole”.

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