Simone Micheli:
“Il lusso è tempo
da dedicarci”

“Il lusso connesso a materiali opulenti è sorpassato: ora non è più una questione materica, ma ideale. In questa nuova dimensione che stiamo vivendo il lusso per me è, infatti, un nuovo rapporto tra uomo, spazio e tempo”.

L’architetto Simone Micheli riassume con queste parole il concetto alla base di ‘PATH’, l’installazione/architettura creata per Interni Cross Vision in occasione del Fuori Salone a Milano che in modo virtuale e immersivo rappresenta, all’interno di una capsula monolitica, il progetto preliminare di Porto San Vito a Grado, una beach-architecture di 37 ettari nata dal concept di Andrea Bigot e progettualmente sviluppata da Simone Micheli.

Un viaggio virtuale

Un modo di interpretare la spiaggia con più focus specifici, dall’area wellness a quella food, dalla fruizione di contenuti multimediali a quella dei contenitori per eventi. “L’installazione di Milano - spiega l’architetto - consente al visitatore di fare un viaggio virtuale in quello che sarà il nuovo back-spiaggia di Grado: una volta dentro PATH, indossando gli oculus si troverà immediatamente all’aria aperta, vedrà le architetture nascere e crescere intorno a se e potrà viaggiare all’interno dello spazio visitandolo”.

Il progetto di Grado comprenderà, tra l’altro, un gigantesco wellness park con spa di 7mila mq, un centro congressi, bar, ristoranti e altri servizi: “Sarà un luogo dedicato alla città, uno spazio che interagirà con i visitatori e dove le persone potranno dedicare del tempo a se stesse. Il tempo, ripeto, è il lusso più grande e la mia idea è quella di dare alle persone gli strumenti per dedicarsi momenti che li aiutino a definire nuovi tipi di serenità”.

  • Simone Micheli

L’hotel deve avvicinarsi all’opera d’arte

La stessa idea che è alla base di molti dei progetti alberghieri creati dall’architetto Micheli, da Palazzo Gatto Art Hotel & Spa di Trapani al You.me di Trieste, dall’Ausonia Hungaria al Lido di Venezia all’Aquatio Cave Luxury Hotel & Spa di Matera. “Preferisco lavorare con hotel indipendenti perché quelli di catena hanno troppi vincoli che imbrigliano la fantasia - ci spiega l’architetto -. Nella mia visione l’hotel, pur avendo grandi spunti di funzionalità, deve avvicinarsi al mondo dell’opera d’arte. In questo modo si crea il ricordo e l’esperienza può diventare memoria attiva”.

Gli hotel con stereotipi formali, aggiunge, non danno niente: “Anche in Italia abbiamo norme legate a un passatismo che fa fatica a venire superato e, in questo senso, gli hotel singoli hanno una marcia in più: possono essere liberi e lo possiamo essere anche noi creativi”.

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